Diesel Euro 5: stop rinviato al 2026, Salvini sfida Bruxelles

Diesel Euro 5: stop rinviato al 2026, Salvini sfida Bruxelles

9 Luglio 2025
0 Commenti

La decisione che cambia la mobilità in Italia

Il recente rinvio dello stop ai diesel Euro 5 ha scatenato un acceso dibattito tra governo, opposizioni, ambientalisti e automobilisti. Analizziamo in profondità cosa prevede il provvedimento, le sue motivazioni politiche, gli aspetti giuridici e l’impatto tecnico reale sul parco auto italiano.

Le novità del decreto Infrastrutture: cosa cambia davvero

Il decreto Infrastrutture, approvato l’8 luglio 2025, include un emendamento che posticipa di un anno l’entrata in vigore del blocco diesel Euro 5 nelle regioni del Bacino Padano (Piemonte, Lombardia, Veneto, Emilia-Romagna).

AspettoSituazione precedenteSituazione attuale
Data di blocco1 ottobre 20251 ottobre 2026
Comuni coinvoltiTutti >30.000 abitantiSolo >100.000 abitanti
Obbligo dopo il 2026Blocco vincolantePossibilità di evitare il blocco con misure equivalenti

Il significato tecnico: chi è davvero salvo

Secondo l’ACI, in Italia circolano circa 3,7 milioni di veicoli diesel Euro 5, pari a quasi il 9% del parco auto nazionale. Nelle quattro regioni interessate, il rinvio salva 1,3 milioni di automobilisti da un fermo tecnico che sarebbe scattato tra poco più di un anno.

Le emissioni reali dei diesel Euro 5

I diesel Euro 5, omologati tra il 2009 e il 2015, emettono:

  • Particolato PM10 e PM2.5 inferiore agli Euro 3 e 4, ma non paragonabile agli Euro 6d-Temp.
  • Ossidi di azoto (NOx) con valori significativi, specialmente in ambito urbano.

Questi veicoli sono stati fondamentali per la diffusione del filtro antiparticolato, ma non rispettano i limiti più stringenti introdotti dal 2016 con gli Euro 6.

Quanto inquinano davvero i diesel Euro 5 rispetto agli Euro 6: l’impatto calcolato

Per comprendere le ripercussioni ambientali dello stop ai diesel Euro 5, è utile confrontare le emissioni medie di Euro 5 e Euro 6 su 100.000 auto diesel che percorrono in media 15.000 km l’anno, dato standard ISTAT per l’Italia.

StandardNOx g/kmPM10 g/kmCO2 g/km
Euro 50,180,005145
Euro 60,080,0045135
Fonte valori medi: elaborazione su dati CNR, ISPRA e ACEA 2024

Calcoliamo ora le emissioni totali annuali:

StandardNOx totale (t/anno)PM10 totale (t/anno)CO2 totale (t/anno)
Euro 52707,5217.500
Euro 61206,75202.500

Calcolo NOx Diesel Euro 5:

0,18 g/km x 15.000 km = 2.700 g/anno = 2,7 kg/anno per veicolo
2,7 kg x 100.000 auto = 270 tonnellate/anno

Calcolo NOx Diesel Euro 6:

0,08 g/km x 15.000 km = 1.200 g/anno = 1,2 kg/anno per veicolo
1,2 kg x 100.000 auto = 120 tonnellate/anno

Co2 risparmiata da Euro 5 ad Euro 6 su 100.000 auto

InquinanteRiduzione assolutaRiduzione %
NOx-150 tonnellate-55,5%
PM10-0,75 tonnellate-10%
CO2-15.000 tonnellate-6,9%

Cosa significa in termini ambientali

NOx (ossidi di azoto): principali responsabili di smog fotochimico, piogge acide e irritazioni respiratorie, si ridurrebbero di oltre la metà.
PM10 (polveri sottili): calo modesto (-10%), poiché già filtrate dai DPF Euro 5.
CO2 (gas serra): risparmio di 15.000 tonnellate annue, pari alla CO2 assorbita in un anno da circa 750.000 alberi adulti (stima media: un albero assorbe ~20 kg CO2/anno).

Fermare 100.000 diesel Euro 5 e sostituirli con Euro 6 ridurrebbe:

  • Di oltre metà gli ossidi di azoto, con beneficio diretto per la qualità dell’aria urbana.
  • Di circa il 7% le emissioni di CO2, contribuendo alla lotta contro i cambiamenti climatici.
  • Di poco meno del 10% le polveri sottili, dato che la differenza Euro 5-Euro 6 è minima grazie ai filtri già presenti.

Questi dati forniscono un quadro concreto e verificabile dell’impatto ambientale reale legato allo stop dei diesel Euro 5, al di là della semplice polemica politica.

Gli aspetti giuridici: flessibilità o incertezza normativa?

Il decreto prevede che, dal 2026, le Regioni possano:

  • Evitare l’obbligo di blocco se implementano misure alternative equivalenti, come incentivi alla rottamazione, trasporto pubblico, riforestazione urbana o efficientamento energetico.
I riferimenti costituzionali
  • Art. 32 Cost. tutela la salute come diritto fondamentale.
  • Art. 117 Cost. attribuisce alle Regioni competenza concorrente in materia ambientale, ma vincolata ai principi UE.

Questa modifica introduce un principio di flessibilità giuridica che lascia spazio alle Regioni per bilanciare mobilità e tutela ambientale, ma rischia di creare disparità territoriali e contenziosi su cosa sia “equivalente” in termini di riduzione delle emissioni.

La sfida politica: Salvini contro l’Europa green

Salvini rinvia lo stop agli euro 5 di un anno per città fino a 100000 abitanti

Il vicepremier Matteo Salvini ha definito il rinvio una “scelta di buonsenso contro le follie dell’Europa green”. I punti cardine della sua posizione:

  • Difesa delle famiglie proprietarie di diesel Euro 5, spesso auto ancora efficienti e sicure.
  • Contrasto a norme europee ritenute “ideologiche” e scollegate dalla realtà economica italiana.
  • Sostegno a officine, concessionari e trasportatori colpiti dai divieti.
Le reazioni delle opposizioni

PD e M5S hanno abbandonato i lavori parlamentari, definendo il provvedimento:

  • Una resa ambientale che vanifica anni di politiche anti-smog.
  • Una norma approvata senza adeguato dibattito, in modo frettoloso.
Il punto di vista degli ambientalisti

Le principali associazioni ecologiste definiscono il rinvio un “passo indietro che costerà in salute pubblica”. Tuttavia, invitano le Regioni a usare il tempo guadagnato per pianificare politiche ambientali più efficaci e strutturali, piuttosto che puntare solo su blocchi di circolazione.

Le città coinvolte: chi sarà escluso dal blocco

Con la nuova formulazione, il blocco interesserà solo i comuni con più di 100.000 abitanti, ovvero:

  • Milano
  • Torino
  • Bologna
  • Venezia
  • Verona
  • Padova
  • Brescia

Restano invece escluse centinaia di città medie che, secondo la norma originaria, avrebbero dovuto applicare i divieti già dal 2025.

Le possibili conseguenze economiche

Vantaggi

  • Meno svalutazione per i diesel Euro 5 usati, che manterranno mercato.
  • Minore impatto economico sulle famiglie più fragili, spesso proprietarie di veicoli anziani.
  • Respiro per il mercato dell’auto usata e per i concessionari.

Svantaggi

  • Rischio di multe UE per mancato rispetto dei target ambientali.
  • Possibile peggioramento della qualità dell’aria nelle aree più congestionate.
  • Maggiori costi sanitari legati all’inquinamento.

L’inquadramento europeo: cosa dice Bruxelles

Lo stop ai diesel Euro 5 rientra negli obiettivi europei di:

  • Riduzione del PM10 e NOx entro i limiti previsti dalla direttiva qualità dell’aria 2008/50/CE.
  • Transizione verso la mobilità a basse emissioni in vista dello stop ai motori termici nel 2035.

Il rinvio italiano sarà valutato dalla Commissione UE, che ha già avviato procedure di infrazione contro l’Italia per il mancato rispetto dei limiti di NO2 e PM10 in diverse regioni del Nord.

Cosa succederà ora: scenari possibili

  1. Conferma del rinvio e applicazione selettiva nei comuni >100.000 abitanti.
  2. Adozione di misure alternative regionali, con possibili blocchi più soft o incentivi più forti.
  3. Ricorsi al TAR da parte di associazioni ambientaliste o cittadini contro blocchi ritenuti discriminatori o inefficaci.
  4. Nuove direttive europee più restrittive già dal 2027, nell’ambito del pacchetto Fit for 55.

La vera domanda: ambiente o mobilità?

Il rinvio dello stop ai diesel Euro 5 pone un interrogativo politico, tecnico e morale: l’Italia riuscirà a conciliare diritto alla mobilità, economia e salute pubblica o continuerà a procrastinare decisioni impopolari?

La sfida si giocherà nei prossimi mesi tra Regioni, Governo e Unione Europea, mentre milioni di automobilisti attendono di sapere se la loro auto sarà ancora libera di circolare nel 2026.

Aggiungi commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *